L’accezione con cui utilizziamo questo termine, pur non essendo in contrasto, non si identifica con quella con la quale lo stesso termine viene utilizzato negli orientamenti della scuola materna del 1991.  Là si precisa che il termine indica “i diversi ambienti del fare e dell'agire del bambino e quindi i settori specifici ed individuabili di competenza nei quali il bambino conferisce significato alle sue molteplici attività, sviluppa il suo apprendimento, acquisendo anche le strumentazioni linguistiche e procedurali, e persegue i suoi traguardi formativi, nel concreto di una esperienza che si svolge entro confini definiti e con il costante suo attivo coinvolgimento”.

I possibili campi di esperienza vengono anche elencati negli orientamenti: si parla de “Il corpo e il movimento; I discorsi e le parole; Lo spazio, l’ordine, la misura; Le cose, il tempo, la natura; Messaggi forme e media; Il sé e l’altro”.

Noi usiamo questo termine nell’accezione con cui lo usa, fin dal 1989, il gruppo di Paolo Boero e che si trova precisata nei materiali messi in rete per uno dei progetti SET (http://didmat.dima.unige.it/):  per campo di esperienza si intende anzitutto un ambito dell'esperienza culturale dell'uomo in cui si attivano particolari comportamenti evocati dalle parole e dagli altri segni utilizzati per comunicare: l'espressione "ombre del sole" di per sé attiva immagini, ricordi, conoscenze sul fenomeno; la visione delle monete correnti evoca esperienze di acquisto, ecc.; la scrittura x2-3x+2=0 richiama, per tutte le persone che hanno frequentato la scuola superiore, una procedura per trovare le soluzioni di tale equazione...

Il "campo di esperienza" deve essere inteso, nella sua funzione, come strumento utile per organizzare su tempi lunghi le attività di insegnamento e di apprendimento in ambito scolastico. Il "campo di esperienza" viene visto, in un certo istante del processo educativo, come costituito da:

   l’esperienza effettivamente maturata dall'allievo ("contesto interno" dell'allievo: le sue rappresentazioni mentali, i suoi schemi di comportamento, ecc. - ovunque maturati: in classe e fuori - relativi all'ambito di esperienza considerato);

 l'esperienza effettivamente maturata dall'insegnante (le sue rappresentazioni mentali, le sue conoscenze, i suoi schemi di comportamento professionali e non relativi all'ambito di esperienza considerato);

tutti i dati oggettivi disponibili nell'ambito di esperienza considerato (i segni verbali e non verbali utilizzati nella cultura umana, i vincoli di realtà - meccanismi della natura, funzionamenti di apparati tecnologici, regole e convenzioni sociali, ecc.), siano essi stati esperiti oppure no dall'allievo e dall'insegnante.

Si noti che nello sviluppo del processo educativo, i "contesti interni" dell'allievo e dell’insegnante normalmente evolvono e si arricchiscono sotto diversi aspetti, sia di carattere cognitivo ed esperienziale, che affettivo e motivazionale, consapevoli e inconsapevoli. L’evoluzione del contesto interno dell’allievo è più rapida di quella del conteso interno dell’insegnante. La prima, infatti segue i tempi delle esperienze scolastiche, mentre la seconda segue i ritmi in genere leggermente più lunghi dell’esperienza professionale e di vita; entrambe le evoluzioni sono però assai più rapide di quella del contesto esterno i cui tempi di evoluzione sono quelli della cultura umana.

 

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