Sempre più sovente, e non solo nella ricerca didattica, ma anche in alcune proposte di riforma curricolare (per esempio negli Standards americani) si sente parlare dell'importanza della comunicazione in classe, in una classe pensata come comunità nella quale il processo di insegnamento-apprendimento è il risultato dell'interazione sociale di più componenti. Ciò non vuol dire fare delle classi un luogo di socializzazione nel quale si perde di vista il problema dell'acquisizione di un solido bagaglio di conoscenze: vuole invece dire prestare attenzione a tutto un insieme di obiettivi educativi e di aspetti (come quelli legati alla sfera affettiva ed emozionale) che talvolta sono trascurati nella prassi didattica, ma che, invece, condizionano inevitabilmente e fortemente ogni processo di apprendimento.

Nel 1997, a Setubal, la CIEAEM (Commission Internazionale pour l'étude et l'amélioration de l'Enseignement des Mathématiques) ha dedicato il convegno annuale alla riflessione sul tema dell'interazione sociale nelle classi di matematica (Abrantes, P., Porfirio, J. & Baia, M.: 1997, Les interactions dans la classe de mathématiques Actes de la CIEAEM 49, Setubal).  Nella presentazione del programma si affermava che le interazioni nelle classi di matematica sono relative a diversi aspetti: la comunicazione tra compagni, a coppie o in lavori di gruppo, o nelle discussioni collettive;
la comunicazione tra studenti e insegnante, sia quella individuale, sia quella fra piccoli gruppi di studenti e l'insegnante, sia quella nelle discussioni matematiche dell'insegnante con l'intera classe;
la natura del sapere e del discorso matematico che interagisce con le conoscenze, le convinzioni e i discorsi degli studenti;
gli atteggiamenti e le convinzioni dell'insegnante;
il modo in cui è organizzato lo spazio nel quale gli studenti lavorano, le sue dimensioni, i materiali con i quali si propongono agli studenti le varie attività e il modo di proporle.

Si capisce, da queste brevi considerazioni, che il tema dell’interazione sociale in classe sia degno della massima di attenzione, di interesse e di studio per l'insegnante e per i ricercatori. Non possiamo qui affrontare in profondità il problema di discutere sui differenti tipi di interazione in classe: ci limitiamo a qualche considerazione che introduca il problema.

L'interazione sociale in classe può e deve essere favorita da adeguate consegne di lavoro; allo scopo si rivelano assai utili i cosiddetti problemi aperti,  oppure attività in cui si richiede di manipolare oggetti, proprio per la capacità che hanno di favorire osservazioni, esplorazioni, produzione di congetture e quindi comunicazione e condivisione di nuove idee fra gli studenti impegnati nel lavoro. D'altra parte le capacità di parlare agli altri, di ascoltare gli altri e di intervenire con pertinenza in una discussione non sono innate, ma devono essere esse stesse oggetto di insegnamento - apprendimento. Il problema è che non solo ciò avviene raramente nelle classi, ma, addirittura, man mano che si prosegue negli studi sono sempre più rare, nella tradizionale prassi didattica, attività che favoriscono l'interazione sociale.

Ovviamente l'interazione sociale in classe non è obiettivo fine a se stesso, ma è uno strumento per favorire la crescita degli studenti, la capacità di organizzare le conoscenze, di applicarle, sostenerle e comunicarle: ossia è uno strumento assai valido per il conseguimento di obiettivi di alto valore educativo.

L'insegnante ha il compito di creare in classe un'atmosfera propizia all'interazione fra gli studenti; deve farsi carico di progettare costruire ambienti di apprendimento adeguati ai bisogni cognitivi degli studenti, che siano motivanti e che tengano conto delle conoscenze pregresse degli studenti.

Propongo, quale ulteriore spunto di riflessione, le seguenti domande che furono oggetto di discussione nei lavori di gruppo del convegno della CIAEM del 1997 in precedenza citato.

Quali tipi di interazione fra gli studenti sono fruttuosi per favorire l'apprendimento della matematica? Come possono essere stimolate?
Quali condizioni hanno un positivo (o negativo ) influsso sull'ambiente di apprendimento, su un ambiente di apprendimento cooperativo piuttosto che competitivo, sulla valutazione…?
Quale è il ruolo delle attività nei piccoli gruppi di lavoro e di quelle rivolte a tutta la classe nell'insegnamento-apprendimento?
Quali sono le azioni e i comportamenti dell'insegnante che dovrebbero favorire la comunicazione e migliorare la qualità dell'interazione sociale in classe?
Qual è il ruolo che l'insegnante deve assumere nello spiegare, interpretare e negoziare idee matematiche e loro significato in classe?
Qual è il ruolo dell'insegnante nell'organizzare e gestire il lavoro nei piccoli gruppi di studenti?

 

Lavoro di gruppo

Sul lavoro di gruppo esistono numerose posizioni, assai variegate e non è possibile proporre qui una presentazione sistematica articolata né, ovviamente, esaustiva. Per lavoro in piccoli gruppi intendiamo, genericamente, attività condotte da gruppi di tre-cinque studenti che lavorano per un periodo adeguato al compito che hanno da portare a termine, in uno spirito di interdipendenza positiva  (si capisce, cioè,  che il successo di uno è strettamente collegato al successo di tutti) e ai quali è stata richiesta una responsabilità anche individuale nell'acquisizione delle competenze e delle conoscenze utili ad affrontare il compito proposto. I gruppi vengono in genere definiti dall'insegnante e l'organizzazione dei lavori deve prevedere momenti di presentazione, discussione e condivisione delle strategie attuate dai diversi gruppi.

La gestione del lavoro di gruppo è particolarmente delicata; per esempio dipende fortemente non solo dal compito assegnato e dagli studenti ai quali è rivolto il compito, ma anche dall’ambiente nel quale il compito viene eseguito.

Per esempio, nel laboratorio di informatica, dove la presenza di un solo elaboratore (una tastiera, un mouse) può creare problemi se il gruppo è numeroso. Abbiamo notato che già con gruppi di tre studenti, impegnati in compiti di problemi aperti in ambiente Cabri, talvolta si osservano problemi di utilizzazione del mouse. Spesso uno dei tre studenti tende a estraniarsi dal lavoro proprio perché ha difficoltà a utilizzare il mouse frequentemente. Questi problemi tendono a diminuire se gli studenti sono abituati a lavorare in gruppo.

Per quel che riguarda le modalità del lavoro di gruppo, ci limitiamo a distinguere, a grandi linee, fra le due seguenti: quella del cooperative learning, e quella del collaborative learning.

Nel cooperative learning, un gruppo di individui lavora a un problema complesso, nel quale i compiti di ciascuno sono ben individuati e definiti, ma nel quale ogni individuo è aiutato dai suoi compagni di gruppo nell'affrontare i temi e problemi che sono oggetto e spunto di apprendimento. 

Nel collaborative learning, un gruppo di individui lavora su un compito o un problema che è stato posto al gruppo e che si prevede debba essere affrontato e risolto insieme, attraverso lo strumento della discussione e della condivisione delle strategie risolutive.  

Vi sono alcuni fattori che influenzano sia  il collaborative, sia il copperative learning  e che qui richiamiamo brevemente:

volontà di chi apprende di partecipare al lavoro di gruppo
presa di coscienza da parte di chi apprende e dai tutor (siano essi compagni o docenti) dei benefici di forme di apprendimento collaborative o cooperative
un sistema di valutazione che favorisca la cooperazione, la collaborazione e coinvolga lo studente nella propria valutazione
presa di coscienza del fatto che chi apprende può controllare e gestire il proprio apprendimento

Alcuni ricercatori (Lino Vianello e il suo gruppo, consultare anche  : grimedbo), individuano in 5 il numero ideale dei componenti per un lavoro di gruppo collaborativo. In particolare, individuano cinque ruoli strategici all’interno del gruppo: orientato al compito (si preoccupa che il gruppo raggiunga il compito intrapreso); orientato al gruppo (si preoccupa che i componenti del gruppo siano tutti coinvolti e lavorino nelle condizioni più serene e propizie); memoria del gruppo (fa le sintesi, redige i verbali, le interviste eventuali); relatore (si preoccupa di esporre alla classe il lavoro eseguito); osservatore (è responsabile del feedback al gruppo degli elementi negativi e positivi emersi durante il lavoro).

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Discussione matematica

Con discussione matematica si vuole intendere (Bartolini Bussi, Boni & Ferri: 1995, Interazione sociale a scuola: la discussione matematica, Rapporto tecnico n. 21, Modena) una polifonia di voci articolate concernenti un oggetto matematico, ossia un concetto, un problema, una procedura, che costituiscono un motivo nell’attività di insegnamento – apprendimento della matematica.

 

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Problema aperto (Arsac, Germain & Monte, Problème ouvert et situation – problème :1988, IREM Lyon)

Diciamo aperto un problema che possiede le seguenti caratteristiche:

l’enunciato è corto
l’enunciato non suggerisce né il metodo, né la soluzione (non ci sono domande intermedie, Né del tipo “dimostra che”). In nessun caso la soluzione si deve ridurre all’utilizzazione o all’applicazione immediata degli ultimi risultati presentati nel corso
il problema si trova in un dominio concettuale con il quale gli allievi hanno una certa familiarità, in modo tale che essi possono impegnarsi in tentativi, in produzione di congetture, nella produzione di esempi e contro esempi.

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