Il giorno successivo alla seconda esperienza con i sensori si è chiesto agli studenti di riflettere in piccoli gruppi sull’esperienza del giorno precedente. I vari gruppi hanno avuto come consegna (per il 14 gennaio) la preparazione di una relazione che si proponesse come obiettivo quello di spiegare a uno studente di terza media le relazioni esistenti tra spazio percorso, posizione rispetto a un determinato sistema di riferimento, tempo trascorso, istante rispetto a un determinato sistema di riferimento, velocità e accelerazione di un corpo in movimento (rispetto a un determinato sistema di riferimento). I vari gruppi di lavoro avevano la possibilità di iniziare a impostare la relazione nella lezione odierna e di verificare (o confutare) determinate ipotesi sulle relazioni esistenti tra la pendenza (o il tipo di curva) di un grafico spazio – tempo e la velocità e le sue variazioni nel tempo.
Tutti i gruppi hanno effettuato diverse esperienze facendo produrre alla calcolatrice grafici di posizione tempo e , contemporaneamente, di velocità tempo. Silvia ha seguito il gruppo di Erik, Irene e Mattia, producendo alcune osservazioni che qui riportiamo.Come si può osservare, ogni componente del gruppo di lavoro ha un compito ben definito, che viene assegnato a rotazione. In questo caso Mattia è la "memoria del gruppo", ossia si occupa di stendere un diario di bordo delle varie strategie adottate dal gruppo per risolvere il compito e, in generale, dei problemi di carattere cognitivo, relazionale e affettivo sorti durante il lavoro. Erik è colui che è "orientato al compito"; si occupa, in altri termini, di verificare costantemente che il gruppo sta lavorando affettivamente al compito che è stato assegnato. Infine Irene è "orientata al gruppo"; il suo compito è quello di verificare costantemente che tutti i componenti del gruppo partecipino attivamente al lavoro, che non si verifichino fenomeni di emarginazione o di autoemarginazione. In un gruppo collaborativo è essenziale che ciascun componente abbia una responsabilità specifica che non sia solo quella di compiere una parte del lavoro, come invece può accadere in un gruppo cooperativo.
Osservazioni di Silvia (in nero le osservazioni e i fatti; in rosso i commenti di Silvia)
LEZIONE DEL 18/12/2001
GRUPPO:
ERIK,
IRENE, MATTIA.
Memoria:
Mattia
Orientato
al compito: Erik
Orientato
al gruppo: Irene
Il
professore, inizialmente, cerca di chiarire una scoperta, che, nella lezione
precedente, aveva lasciato gli studenti perplessi: il grafico relativo alla
grandezza velocità può assumere valori negativi.
PROF:
“ Consideriamo un grafico distanza-tempo e il corrispondente grafico velocità-tempo.
Se prendo un punto che rappresenta 5 secondi e vado su, trovo il valore della
velocità, per esempio 10 m/s.” Intanto disegna alla lavagna:
Azione
della funzione di chiarimento, in cui viene recuperata la rappresentazione
cartesiana della velocità.
“Cosa
vuol dire 10 m/s? Che io sto percorrendo degli spazi tali che ogni secondo io
percorro 10 m. Siccome non posso considerare dei tempi negativi, se no andrei
indietro nel passato, e mi sto muovendo nella direzione positiva degli spazi, è
chiaro che la velocità, che è il rapporto fra spazio percorso e tempo
trascorso, sarà positiva, perché ho il rapporto fra 2 grandezze positive. Ma
se io mi muovo e poi mi fermo, che velocità ho nell’ istante finale?”
In
coro: “ Zero!”
Si
attinge anche alla rappresentazione della velocità come rapporto fra spazio e
tempo ed agli schemi legati al concetto stesso di rapporto.
PROF:
“ Se adesso mi avvicino, ds, che è uguale a posizione finale meno posizione
iniziale, è minore di zero, perché la posizione finale è inferiore a quella
iniziale. Allora anche ds su dt diventa negativo, dipende semplicemente dalla
scelta che io faccio di considerare crescenti quelle posizioni che ottengo
allontanandomi dal sensore. Questo è il significato di velocità negativa. In
sostanza si dice anche che la velocità è un vettore, si rappresenta con un
vettore: non basta dire mi muovo a 100 km/h, ma devo dire anche in quale
direzione e con quale verso.
Introduzione
del concetto di vettore, la cui messa a punto viene ottenuta con riferimento a
situazioni reali.
Se
io dico “ Ieri sono andato a 100 km/h,” lui,” indica uno dei ragazzi, “
mi dice “Dove?” “ A Genova.” E lui mi dice “ Da dove, da Finale a
Genova?” Allora devo considerare la direzione, cioè la
retta in linea d’ aria che congiunge punto di partenza e punto di
arrivo e dire quale dei 2 estremi della retta è la partenza e quale l’
arrivo. Abbiamo così interpretato la velocità negativa.”
Viene
quindi specificato lo scopo della lezione odierna: lasciare tempo ai diversi
gruppi per preparare una relazione. Nell’esposizione si dovrà spiegare, a un
ipotetico ragazzino di terza media, il lavoro compiuto utilizzando il sensore di
moto e si dovranno descrivere i risultati così ottenuti.
PROF:
“ Potete partire dagli esempi o dalla teoria sistemata. Ricordate, comunque,
che state parlando ad un bambino di terza media e quindi il linguaggio dovrà
essere per lui comprensibile.”
ERIK:
“ Cosa dobbiamo spiegare?”
MATTIA:
“ Tutta quella roba lì.”
IRENE:
“ Le relazioni fra spazio, velocità, tempo…..”
ERIK:
“E che relazione c’è?”
IRENE:
“ Come che relazione c’è! E’ tutto quello che abbiamo fatto ieri.”
MATTIA:
“ Ma come lo imposti? Ti fai la scaletta?”
ERIK:
“ Ma abbiamo a disposizione la macchinetta?” E indica il sensore.
Per
ERIK la relazione spazio-tempo è ottenibile solo grazie al sensore, non è
possibile darne una spiegazione in modo diverso. Soltanto l’utilizzo dello
strumento può portare alla deduzione del legame che esiste dal punto di vista
grafico fra queste due grandezze.
IRENE:
“ No, devi spiegare.”
ERIK:
“ Perché se avevi la macchinetta, prima facevi l’ esempio e poi lo
spiegavi.”
IRENE:
“ Però è un ragazzo di terza media…inizi col dire cosa abbiamo fatto con
la calcolatrice e col…radar…sonar.”
ERIK:
“ Non centra niente il sonar.”
ERIK
focalizza l’attenzione sul vero argomento della relazione da elaborare, che
non è il funzionamento del sonar, ma i risultati che mediante esso si sono
ottenuti.
IRENE:
“ Serve perché parti da quello per arrivare a dire che…”
ERIK:
“ Come ci arrivi?”
IRENE:
“ Abbiamo gli esempi pratici.”
ERIK:
“ Ma non la macchinetta.”
E’
ancora ribadita l’ importanza dell’ utilizzazione del congegno di supporto
all’ esperienza, gli esempi pratici, secondo ERIK, non bastano a convincere un
ascoltatore delle scoperte fatte. L’ esperienza diventa strumento deduttivo e
così il sensore, il loro uso può sopperire alla spiegazione che non si riesce
a dare a parole.
IRENE:
“ Glielo spieghi.”
ERIK:
“ Devi insegnargli ad interpretare il grafico?”
IRENE:
“ No, è lo strumento per spiegargli cos’ è lo spazio, il tempo e le
relazioni.”
ERIK:
“ Cosa vuol dire relazione?”
IRENE
si irrita nei confronti di ERIK.
MATTIA
fa, quindi, un piccolo riassunto delle cose di cui sarà necessario parlare: i
grafici, la velocità negativa, il funzionamento del sensore.
Espressione
della funzione di chiarimento.
Il
professore richiama l’ attenzione generale per rispondere a una domanda di uno
degli altri ragazzi: “ Come si misura la pendenza? E’ il rapporto fra quanto
si sale e quanto si va in orizzontale, cioè fra ordinate ed ascisse.”
Azione
di chiarimento in zona di sviluppo prossimale.
ERIK:
“ E poi parliamo anche delle curve.”
MATTIA:
“ Quella così,” disegna un arco di parabola, “ è un’ accelerazione.”
ERIK:
“ Prima devi spiegargli come si fa il grafico…”
MATTIA:
“ Sulle ascisse hai…”
ERIK:
“ Spazio, tempo.”
Il
grafico cartesiano come rappresentazione di grandezze.
MATTIA:
“ Ma c’è anche velocità-tempo. Velocità-spazio si può fare?”
ERIK:
“ Puoi, ma non serve a niente.”
IRENE:
“ Per me dobbiamo fare una specie di… introduzione.”
MATTIA:
“ Sì, gli dici perché stiamo parlando di questa roba qui.”
IRENE:
“ Gli dici che abbiamo usato quello strumento lì, per mettere in pratica le
relazioni fra spazio e tempo.”
ERIK:
“ E lui capisce! Ti chiede qual è la relazione e tu poi prova a
rispondere!”
Uno
dei ragazzi della classe effettua una prova col sensore e il gruppo cerca di
fare una previsione sull’ andamento del grafico velocità-tempo
corrispondente. Per sapere se le idee che si sono costruiti in merito all’
individuazione di velocità negative sono valide, anche MATTIA chiede di poter
usare il sensore e concorda con i compagni i movimenti che dovrà effettuare.
ERIK:
“ Vai indietro, ti fermi, vai indietro, ti fermi,…”
IRENE:
“ Sì, ma fermati un po’.”
Vogliono
produrre un grafico in cui la velocità assuma solo valori positivi. La
calcolatrice è utilizzata come strumento di validazione.
Il
professore suggerisce di produrre dei grafici spazio-tempo semplici, in modo che
confutare o validare le proprie ipotesi sia più facile.
Il
grafico spazio-tempo ottenuto da MATTIA è il seguente
MATTIA
disegna autonomamente quello della velocità associato e riesce a descriverlo
correttamente.
Fatto
ciò, tornano al lavoro iniziale.
IRENE:
“ Spieghiamo le curve: così è costante,” disegna una retta uscente dall’
origine degli assi.
ERIK:
“ No, deve essere così, perché un minimo di accelerazione c’è sempre.”
Traccia
IRENE:
“ Così è piano e si avvicina al sonar.” Descrive un arco di parabola con
concavità rivolta verso il basso.
ERIK
e MATTIA sottopongono IRENE a una sorta di interrogatorio.
ERIK:
“ E se faccio così?”
IRENE:
“ Vuol dire che è partito forte, ha accelerato, ed è ripartito piano.”
MATTIA:
“ E questo qua vuol dire?” Disegna una retta parallela all’ asse x.
IRENE:
“ Che è sempre fermo.”
I
ragazzi stimolano vicendevolmente i compagni a progredire in zona di sviluppo
prossimale.
Il
professore si intromette nella discussione ponendo alla classe la seguente
domanda: è possibile che un corpo abbia velocità nulla e contemporaneamente
non sia fermo?
Azione
del professore in zona di sviluppo prossimale, che non è colta dal gruppo.
Qualcuno
risponde che una situazione potrebbe essere quella in cui saltello su me stesso.
ERIK
smentisce tale possibilità asserendo che anche così si avrebbe una certa
velocità.
Il
gruppo, quindi, si estranea dal problema e continua a discutere, isolatamente,
sul grafico che ERIK proverà a produrre.
ERIK:
“ Secondo te, per fare così cosa devo fare?” Disegna una funzione
sinusoidale che mantiene sempre lo stesso periodo, ma la cui ampiezza, dopo un
certo tempo, è incrementata.
IRENE:
“ Parti, ti allontani, ti avvicini.”
ERIK:
“ Piano però, perché la velocità dipende dalla pendenza.”
Alle
varie rappresentazioni della velocità si è aggiunta anche la pendenza relativa
ad un grafico spazio-tempo.
Paola,
utilizzando il sensore, ottiene un grafico della velocità che non parte da
zero, ciò stupisce IRENE.
PROF:
“ Succede così perché parte già in moto, cioè con velocità diversa da
zero.”
Intervento
chiarificatore.
Il
professore ripropone, quindi, la domanda di prima sulla possibilità di avere un
corpo in moto con velocità nulla: “Pensate a quando si gioca a pallacanestro,
quando il pallone passa per la velocità zero?”
Azione
in zona di sviluppo prossimale con riferimento ad una situazione reale, che
produce in IRENE una reazione. La realtà è ancora ambito di deduzione.
IRENE:
“ Quando cambia direzione e quindi lì hai un moto con zero velocità.”
PROF:
“ E’ meglio dire quando cambia verso.”
Espressione
della funzione di chiarimento.
IRENE
cerca di spiegarlo ai compagni utilizzando il banco in modo che rappresenti il
pavimento e ponendo la mano sinistra orizzontalmente, ad una certa altezza, con
l’altra mano simula l’ andamento della palla.
Il
linguaggio gestuale è indispensabile per sopperire alle lacune della funzione
di chiarimento.
ERIK
chiede ad IRENE di disegnare un grafico spazio-tempo in modo che lui possa
elaborare quello della velocità.